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In un piccolo paesino di montagna, avvolto dalla neve e dal silenzio dell’inverno, l’attesa del Natale si faceva ogni giorno più viva. I tetti delle casette di legno erano coperti da un soffice manto bianco e, tra le stradine illuminate da lanterne, si respirava un’aria di magia.
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Elisabetta Ragazzini è nata a Cesena, classe 1980. Dopo essersi laureata in storia dell’arte, ha conseguito un diploma in Arteterapia. Si appassiona agli albi illustrati e ai silent book e nel 2021 decide di riprendere gli studi artistici e di iscriversi al Biennio Specialistico presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino dove si diploma in Edizioni e Illustrazione per la Grafica d’Arte. Attualmente vive a Cesena. Insegna, fa la mamma e disegna come meglio può. Se le avanza tempo... sogna.
La pallina di Natale
In un piccolo paesino di montagna, avvolto dalla neve e dal silenzio dell’inverno, l’attesa del Natale si faceva ogni giorno più viva. I tetti delle casette di legno erano coperti da un soffice manto bianco e, tra le stradine illuminate da lanterne, si respirava un’aria di magia.
In quel villaggio viveva un vetraio artigiano, noto per la sua maestria nel creare oggetti di vetro finissimi: piccoli doni natalizi che ogni anno regalava agli abitanti del paese. Ogni notte, alla luce tremolante del camino, lavorava con cura e pazienza, modellando la materia cristallina.
Una sera, però, accadde qualcosa di straordinario. Mentre il vetraio, ormai stanco e assonnato, stava per terminare il suo lavoro, una goccia di vetro fuso cadde in modo inaspettato e prese la forma perfetta di una sfera. Il vetraio, confuso ma affascinato, la lasciò sul tavolo e andò a dormire.
Quella stessa notte, una lucciola speciale volò sopra il villaggio. Attirata dalla luce del camino, si infilò nel comignolo della casa del vetraio, curiosa di scoprire le meraviglie del Natale. Scendendo piano, vide la sfera di vetro e, incantata dalla sua purezza, si posò su di essa. In quel momento, una luce calda e vibrante si accese dentro la pallina: era una luce capace di scaldare il cuore.
Il mattino seguente, il vetraio entrò in cucina e notò subito la pallina che brillava. La prese tra le mani e, appena la toccò, fu attraversato da un’emozione profonda. In un istante, i ricordi della sua infanzia riaffiorarono: il calore della casa, il sorriso della sorella, l’amore della famiglia nei giorni di festa. Una felicità pura e autentica che non provava da tempo.
Fu così che nacque la prima pallina di Natale.
Da quel giorno, ogni Natale, la tradizione si rinnovò: quella piccola sfera di vetro non era più solo un ornamento, ma un contenitore di emozioni, ricordi e affetti. Una luce viva, capace di risvegliare ciò che di più vero abbiamo dentro di noi e toccarlo con mano. E così, ogni anno, in ogni casa, la pallina brilla: per ricordarci chi siamo, da dove veniamo e tutto ciò che amiamo davvero.
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